In una città che contava nel ‘500 circa 150.000 abitanti (con ebrei, greci, turchi, francesi, inglesi, tedeschi…), Venezia disponeva già di una rete assistenziale, consolidata attraverso i secoli, con strutture inserite ottimamente nello stesso tessuto urbano. Questa rete era costituita da una miriade di scuole (tra Grandi e minori), dove per Scuola si definiva “una associazione religiosa governata da funzionari laici elettivi”, istituita per la devozione ed il culto di un santo nonché per la mutua assistenza dei confratelli e la loro sepoltura religiosa.

Le Scuole Grandi Scuola Gr. Santa Maria della Carità, Scuola Gr. Santa Maria della Misericordia, Scuola Gr. di San Marco, Scuola Gr. di San Teodoro (1522), Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Scuola Gr. di San Rocco, Scuola Gr. dei Carmini (1767), erano così chiamate per il grande prestigio degli affiliati ed il notevole patrimonio; possedevano una sede sontuosa, una chiesa ornata di preziosi arredi, statue, dipinti e molte case (riconoscibili all’esterno dal proprio “simbolo”). Erano Scuole di devozione che si dedicavano principalmente al culto ed all’assistenza ai poveri; protette dal Clero locale e controllate dalla Magistratura Governativa, erano regolate da un codice “Mariegola”, molto rigido e severo.

Con le altre Scuole minori di Arti o Mestieri (alle quali dovevano essere affiliati tutti i cittadini), le Scuole Grandi coordinavano quello che costituiva il tessuto portante a vario livello nel mondo del lavoro. Ancora una volta la Serenissima veniva ad offrire al mondo, l’esempio di lungimirante saggezza, anticipando le istituzioni di assistenza socio-sanitaria ed in parte anche di previdenza sociale.

da “Itinerari veneziani insoliti. Storia ed arte della città di Venezia-Giudecca e Isole della Laguna” di Renzo Vianello